martedì 17 marzo 2015

Prestito d'Onore (una proposta concreta contro la crisi)



Dando attuazione al nostro Programma Elettorale (cap. Politiche Sociali, punto 5 clicca qui), stamattina abbiamo presentato il Regolamento Comunale per il Prestito d'Onore, che sarà votato al prossimo Consiglio Comunale.

Il documento, da noi redatto e concepito sull'esempio di quanto fatto negli altri comuni che l'hanno introdotto, consiste in appena 9 articoli con i quali si intende costruire la struttura giuridica che sarà alla base dell'erogazione di prestiti d'onore.

Ma in cosa consiste il Prestito d'Onore?

Supponiamo che una famiglia od un singolo cittadino debbano far fronte ad una spesa straordinaria ed essenziale (spese mediche, acquisto di apparecchiature per l'assistenza degli anziani, bollette etc) e che non abbiano le forze economiche per sobbarcarsi un simile obbligo.

Supponiamo che non godano di altre forme assistenziali, quali assegni sociali o altre prestazioni a carico del Sistema Sanitario Nazionale.

Costoro potrebbero, qualora il Prestito d'Onore fosse introdotto, recarsi in Comune e ricevere un prestito senza interessi né spese da 100 a 3.000 €, che potrebbero restituire con rate mensili a partire dal sesto mese dall'erogazione e per un periodo non superiore a 24 mensilità.

Per accedere al Prestito d'Onore dovranno produrre una ben specifica documentazione attestante:

a) L'impossibilità di far fronte alla spesa di carattere straordinario con mezzi propri.
b) L'assoluta necessità di quella spesa.
c) Di essere residenti nel Comune di Comabbio da almeno un anno.
d) Di essere in grado di restituire il prestito concesso.

Alle rate mensili, come previsto dall'art. 8 del Regolamento da noi proposto, si potranno sostituire prestazioni di lavoro occasionale nel settore della cura del verde pubblico, dell'assistenza agli anziani, della manutenzione dei beni comunali etc.

Questo strumento ci appare il più immediato ed efficace per andare incontro alle necessità di quelle famiglie che, in questo periodo di crisi, hanno bisogno di una mano. E la cosa ci piace ancor di più dal momento che è a costo zero per il Comune.

Il Presito d'Onore, previsto dalla Legge Quadro n. 328 del 2000, prima di essere pienamente attuato dovrà essere finanziato tramite un'apposita voce inserita nel Bilancio di Previsione. Siamo fiduciosi che questo primo passaggio, ossia l'approvazione del Regolamento, vada in porto.

sabato 7 marzo 2015

Buone Notizie


Con la delibera di giunta n. 4 del 2015, l'Amministrazione ha reso noto a quale personalità intende intitolare la sala polivalente del nuovo edificio ex Cooperativa: Lucio Fontana.

E' senza dubbio una buona notizia. Dopo aver lungamente criticato l'Amministrazione, fra l'altro, a causa della sua mancanza d'attenzione per il grande artista comabbiese (riconosciuto tale a livello internazionale), oggi vogliamo lodarla per un qualcosa che speriamo possa essere il primo passo verso un lungo processo che porterà alla sua piena valorizzazione.

Più volte, infatti, abbiamo presentato proposte quali una mostra con opere inedite in occasione dell'EXPO di Milano, il 2 maggio 2014 (clicca qui) e il 4 novembre 2014 (clicca qui).

Nella delibera, in fondo, troviamo scritto che è intenzione dell'Amministrazione allestire una mostra fotografica (forse) in occasione dell'inaugurazione. Siamo lieti che la nostra proposta sia stata alla fine accolta. Ora ci aspettiamo che si dia seguito alle promesse fatte.

domenica 1 marzo 2015

La COOP sei tu



In un volantino pubblicato dall'Amministrazione 4 mesi fa troviamo scritto: «L'edificio ex Cooperativa sta per essere ultimato: l'intero complesso verrà consegnato alla popolazione entro il primo trimestre 2015».

Una promessa che, già allora, ci appariva quanto meno difficile da mantenere. 

Sono passati 4 mesi e, ad oggi, mancano 31 giorni alla data promessa (il 31 marzo 2015) e non ci pare che l'edificio potrà essere ultimato per quella data.

Così abbiamo deciso di fare chiarezza circa i motivi di questi incredibili ritardi, ma soprattutto abbiamo deciso di appurare se la giustificazione finora addotta dall'Amministrazione corrisponda al vero (ossia «causa pioggia»). 

Abbiamo chiesto una ricca documentazione a tal riguardo, documentazione che speriamo possa far luce su questo aspetto della vicenda, sul quale ci eravamo già espressi il 14 settembre 2014 (clicca qui).

sabato 7 febbraio 2015

Oh mia bella MADUNINA...




Pochi giorni fa qualcuno ha istallato due telecamere a circuito chiuso sul muro della cappella della «Madonnina». Qualcuno che, con ogni probabilità, non sapeva di avere a che fare con un monumento storico risalente al 1574, almeno, nonché con un edificio di culto caro a moltissimi comabbiesi, testimone della pia devozione popolare per la Madonna del Rosario.

Quel qualcuno, stando ai documenti, è l'Amministrazione Comunale di Comabbio. 

Di tutti i supporti che si potevano trovare all'occorrenza (non da ultimo un bel palo d'acciaio conficcato nel terreno) proprio una cappella rurale del XVI secolo.

Tale edificio storico è sopravvissuto per quasi 5 secoli totalmente integro. Ma negli ultimi anni ha cominciato ad accusare i primi segni di decadenza.


L'enorme piantone che lo affianca, divenuto oramai di proporzioni abnormi, ne sta minando la stabilità. Le radici, infatti, si sono infilate al di sotto della struttura e la stanno gradualmente danneggiando.

Sui muri perimetrali corrono cavi della luce e sono stati posizionati i contatori elettrici.


Qualcuno, in passato, ne proponeva addirittura l'abbattimento per allargare la strada.

Già la nostra «Madonnina», dunque, è sufficientemente a rischio; se si può evitare, per lo meno, di utilizzarla come palo della luce ne saremmo grati. 

Per questo motivo abbiamo presentato una mozione, da votarsi al prossimo Consiglio Comunale, per chiedere la rimozione delle telecamere lì istallate e la loro collocazione su di un altro supporto.


C'è un altro motivo che ci ha spinto a presentare una simile mozione: le telecamere lì collocate sono troppo basse rispetto al livello della strada e, con grande facilità, potrebbero essere danneggiate da vandali o malintenzionati. Vista, poi, l'enorme spesa effettuata dal Comune per la loro collocazione (44.652,00 €), preferiremmo che siano collocate in una posizione più difficilmente raggiungibile.







STORIA DELLA MADONNINA


Alla metà del 1500 la cappella della Madonnina fa la sua prima comparsa nei documenti storici. All'epoca era dedicata a San Macario, un santo benedettino protettore del raccolto e degli agricoltori, ed era una delle 3 cappelle presenti a Comabbio: San Bernardo (in via ai Prati, culto cistercense, oggi scomparsa), San Rocco (abbattuta e poi ricostruita) e San Macario, per l'appunto. 

La prima citazione la si rinviene nella visita pastorale di San Carlo Borromeo, che venne a Comabbio il 20 luglio 1574. Il santo arcivescovo la descrisse minuziosamente. In seguito le citazioni si fanno sempre più frequenti, fino al 1748, anno in cui se ne perde momentaneamente traccia.

Nel 1858, nel Cessato Catasto Lombardo, ricompare come «Cappella della Madonna del Rosario». C'è una leggenda popolare a giustificazione di questo cambio di dedicazione, qui riproposta:

All'inizio del XIX secolo si verificò una imponente invasione di lupi nei boschi intorno a Comabbio. Una di queste bestie, una notte, si introdusse in una casa e rapì dalla culla un neonato. La madre, disperata, invocò l'aiuto della Madonna e, poco dopo, il lupo ridiscese dai boschi e depositò il neonato nei pressi della cappella di San Macario. In onore di questo fatto miracoloso, i Comabbiesi cambiarono la dedicazione in «Cappella della Madonna del Rosario».


Di recente è stato rinvenuto un diploma di Napoleone Bonaparte, all'epoca già imperatore, che istituiva la caccia al lupo nei boschi intorno a Comabbio, datato 1805. Una singolare coincidenza.

sabato 17 gennaio 2015

CENSURA: Tentativo Sventato

Fonte: varesenews.it
Il 23 dicembre 2014, in apertura di Consiglio Comunale, il sig. Sindaco ha letto la seguente dichiarazione, palesemente (e innegabilmente) riferita a noi:

«In apertura di seduta ritengo opportuno rimarcare che l'Amministrazione comunale stigmatizza recisamente  ogni condotta di raccolta di immagini non autorizzate entro e a margine delle sedute di questo consiglio comunale e, a maggior ragione, ogni forma di improprio utilizzo anche attraverso social media di tali immagini, in violazione dei diritti alla riservatezza e alla onorabilità del corpo politico, dei suoi appartenenti e di tutti coloro che partecipano al più importane momento di vita democratica comunitaria.
L'amministrazione comunale ritiene che l'esercizio del diritto di critica politica, pur in ogni forma anche aspra, non debba comunque mai travalicare tali limiti. L'amministrazione comunale, nel riservarsi ogni più ampia forma di tutela a fronte di tali comportamenti, ribadisce la piena recettività dei principi e delle norme espressi dal regolamento del consiglio comunale, in particolare dall'art. 38, III comma T.U.O.E.L. che recita: "il Consiglio ha potestà di disciplinare, con apposite norme regolamentari, ogni aspetto attinente al funzionamento dell'assemblea". 
La presente comunicazione viene formulata nell'auspicio che condotte non conformi con le norme da ultimo registrate e con i più elementari precetti su cui deve trovare fondamento la vita politica in questo comune non abbiano più a ripetersi».


Ma cos'è accaduto? 
Dove avremmo effettuato una «raccolta di immagini non autorizzate»?
E dove avremmo fatto un «improprio utilizzo» di tali immagini?
Quando e dove avremmo violato la legge sulla privacy?
In sostanza: di cosa ci ha accusato?

Lo spieghiamo noi, visto che al sig. Sindaco sono sfuggiti alcuni particolari e visto che, con questa dichiarazione, il sig. Sindaco ci ha accusato di aver commesso un reato che in realtà non abbiamo commesso, stando alla legge.

Il 29 novembre 2014, prima che il Consiglio avesse inizio, il nostro collega sig. Lorenzo Frascotti si è recato dal Segretario Comunale dott. Antonio Basile e, in presenza del sig. Sindaco, ha domandato se fosse possibile scattare e divulgare delle fotografie del Consiglio all'opera.

Il Regolamento, infatti, non lo vieta; ed infatti, la risposta del sig. Segretario è stata affermativa.

 Così, il nostro collega sig. Lorenzo Frascotti ha scattato due fotografie e, il giorno dopo, le abbiamo aggiunte ad un articolo sul nostro sito internet (clicca qui).

Un mese dopo il sig. Sindaco ci ha accusato, con la sopracitata dichiarazione, di aver raccolto in modo abusivo quelle immagini fotografiche e che, sì facendo, abbiamo leso i «diritti alla riservatezza e alla onorabilità del corpo politico».

Ma non è stato lo stesso Segretario ad autorizzarci? E il sig. Sindaco non era forse lì che ascoltava? Non ha visto il sig. Lorenzo Frascotti che si alzava e girava per la sala scattando fotografie? E se l'ha visto, come mai non glielo ha impedito, visto che, secondo lei, è una cosa contro-legge?

E non è stato lo stesso Garante della Privacy, in un parere dell'11 marzo 2002, a sostenere che pubblicare immagini dei Consigli Comunali non sia violazione della privacy? (Clicca qui per leggere il parere del Garante).

E non è forse la legge a sostenere che per esserci una violazione della privacy dovrebbe verificarsi una diffusione di immagini non autorizzate? Nel caso di specie l'autorizzazione è stata richiesta e accordata, il Garante è dalla nostra parte e non esiste un articolo del Regolamento che vieti di fare quello che abbiamo fatto noi.

La dichiarazione del sig. Sindaco ci diffama e lede la nostra onorabilità. E l'atto è tanto più grave in quanto commesso in una sede istituzionale, nelle vesti di sindaco, nonché messo a verbale!

C'è poi un'altra cosa che ci lascia alquanto interdetti. Il sig. Sindaco, nella sua dichiarazione, richiama un articolo di legge che dice, banalmente, che il Consiglio può disciplinare qualunque aspetto lo riguardi direttamente, incluse le fotografie del Consiglio Comunale. 


Il dott. Dario Leoni, a tal riguardo, ha fatto notare al sig. Sindaco una cosa molto semplice: se davvero non le piace che si pubblichino fotografie, perché non lasciare che sia il Consiglio stesso a decidere? Perché non ha presentato il testo di un apposito Regolamento che impedisse di scattare fotografie? Perché si è limitata ad una dichiarazione senza alcun valore legale e per di più sbagliata nella sua impostazione (oltre che diffamatoria)?

Invitiamo il sig. Sindaco ad essere più accorta e a non più mettere a verbale dichiarazioni fuorvianti e diffamatorie nei nostri riguardi (poiché il riferimento a noi è palese). La invitiamo a non più accusarci di aver agito contro la legge e i regolamenti quando, in realtà, li abbiamo rispettati in pieno. E la invitiamo a presentare un regolamento che vieti di scattare fotografie al Consiglio perché, se proprio è sua intenzione vietarlo, questo è ciò che deve fare.

Attualmente, infatti, a Comabbio è pienamente consentito scattare e divulgare fotografie del Consiglio Comunale. E noi lo faremo ancora. E ciò in forza dell'art. 25 della Costituzione che vieta di punire un cittadino per un qualcosa che non è espressamente vietato dalla legge (principio di legalità).

Smetteremo di farlo solamente quando a Comabbio verrà approvata un regolamento che ce lo impedisce, anche se nutriamo forti dubbi circa la legittimità di un simile regolamento. 

Per intanto abbiamo scritto al sig. Sindaco una lettera (qui sotto allegata) in cui chiediamo che la nostra replica sia pubblicata sul sito internet del Comune. In difetto di ciò, ci riserviamo di procedere per altre vie al fine di tutelare la nostra onorabilità che il sig. Sindaco ha infangato con la sua dichiarazione.

sabato 3 gennaio 2015

A proposito di FARMACIA

Attualmente a Comabbio esiste solo un dispensario farmaceutico, aperto pochi giorni alla settimana, per poche ore e per di più in cima a due rampe di scale.



Già il 15 maggio dell'anno passato avevamo segnalato questa difficoltà per i molti anziani che dipendono da quel dispensario, non essendo automuniti. Avevamo proposto una soluzione molto semplice: trasferire il dispensario nel nuovo edificio ex Cooperativa, vicino agli ambulatori medici di base (clicca qui).

Non era una novità: nel progetto originario del nuovo edificio ex Cooperativa era prevista la farmacia all'interno della struttura, e noi, all'epoca, eravamo più che d'accordo. In seguito, l'Amministrazione cambiò idea, con nostro disappunto, e per lungo tempo la sollecitammo a ritornare sui suoi passi.

Il 6 giugno di quest'anno, con l'inizio della nuova legislatura, avevamo subito riproposto tale soluzione all'Amministrazione, in forma di emendamento alle Linee Programmatiche di Mandato (clicca qui), ma la nostra proposta fu bocciata senza una valida giustificazione.

La data di fine lavori del nuovo edificio ex Cooperativa è stata fatta slittare per cinque volte e attualmente è prevista per il primo trimestre del 2015 (clicca qui). Data la prossimità temporale, vogliamo riproporre per l'ennesima volta questa soluzione, certi che la nostra perseveranza alla fine verrà premiata. 

Immaginate un anziano signore che deve andare dal dottore; l'ambulatorio si troverebbe nel nuovo edificio ex Cooperativa. Egli si reca dal suo medico e, conclusa la visita, il dottore gli prescrive alcuni farmaci. L'anziano signore, a quel punto, dovrebbe uscire dal nuovo edificio ex Cooperativa, attraversare la piazza dove passano le automobili, farsi due rampe di scale e altri cinque gradini prima di giungere al dispensario farmaceutico. 


Nell'immagine è ritratto il Palazzo Municipale. Come si vede, raggiungere il dispensario che si trova in cima a quelle scale non è propriamente agevole per una persona anziana

Nel nuovo edificio ex Cooperativa c'è spazio sufficiente a collocare il dispensario sullo stesso piano dei medici di base. L'anziano signore, invece che andare in pellegrinaggio dall'altra parte della piazza arrampicandosi in cima a due rampe di scale, non dovrebbe far altro che uscire da una porta ed entrare in un'altra. 

Certo, non è la soluzione a tutti i problemi più gravi che attanagliano la vita di tutti i giorni, ma sarebbe senza dubbio un piccolo grande sollievo sia ai molti anziani che vivono in paese, sia alla logica stessa.

La nostra proposta è stata presentata stamane in Comune e sarà inserita all'ordine del giorno del primo Consiglio Comunale in programma.


sabato 27 dicembre 2014

QUANDO I NUMERI PARLANO CHIARO


Da giugno si sono celebrati 5 consigli comunali.

In tutto 40 punti all'ordine del giorno, di cui 

34 (85%) proposti dalla Maggioranza
6 (15%) da noi 


Noi abbiamo votato:

8 volte contrari
9 volte astenuti
23 volte a favore.

Cioè:

20% contrari
22,5% astenuti
57,5% a favore.

Sulle proposte presentate dalla Maggioranza (finora 34), così abbiamo votato:

8 volte contrari
9 volte astenuti 
17 volte a favore

Cioè:

23,5% contrari
26,5% astenuti
50% a favore.

Sulle proposte presentate da noi (finora 6), la Maggioranza ha votato così:

0 volte a favore
6 volte contrari

Cioè:

0% a favore
100% contrari.

martedì 23 dicembre 2014

Unione dei Comuni. MA SIAMO MATTI?

Consiglio Comunale «straordinario» del 23 dicembre 2014 
Cosa è successo



Sono passati 7 mesi dall'ultima volta che a Comabbio si è sentito parlare di «Unione dei Comuni». Nessuno, già allora, era riuscito a capire cosa fosse, dato che si tratta di una materia difficile che sembra fatta apposta esclusivamente per tecnici e burocrati. Da quel momento in poi, per sette mesi, non se n'è più saputo nulla. Fino a 4 giorni fa.

Nel pomeriggio del 19 dicembre scopriamo che il sig. Sindaco ha convocato un Consiglio Comunale per il 23 dicembre 2014 alle 20.30, un'adunanza «straordinaria».

Ci siamo subito domandati quale emergenza avesse imposto al sig. Sindaco di convocare un Consiglio «straordinario». Siamo andati a vedere ed ecco la sorpresa: ben 8 convenzioni coi comuni di Ternate, Varano e Mercallo per la Gestione Associata dei Servizi.

Un fulmine a ciel sereno. In 4 giorni avremmo dovuto studiarci una trentina di pagine piene di articoli e codicilli, valutarle e decidere come votare.

Ma cos'è questa «Gestione Associata dei Servizi»? Seguiteci con attenzione perché ciò di cui parleremo cambierà il futuro di tutti nel giro di qualche mese.

Accadde questo. Uno dei tanti governi succedutisi in Italia negli ultimi 5 anni ha varato l'ennesimo smacco per i Comuni italiani. Invece che tagliare le spese laddove sarebbe stato più semplice, lo Stato è andato a battere cassa dalle uniche istituzioni che in Italia funzionino veramente: i Comuni stessi.

In sostanza, lo Stato ha detto ai Comuni: «Voi costate troppo» e ha imposto a quelli con meno di 5.000 abitanti di contrarre un matrimonio forzato. Comunione dei beni in piena regola: bilanci, servizi, personale, tutto avrebbe dovuto diventare «condiviso» e «unito», al fine di raggranellare qualche milione di euro.

La legge che impone tutto ciò risale al 2012. Secondo questa stessa legge, i comuni con meno di 5.000 abitanti avrebbero dovuto unirsi entro e non oltre il 31 dicembre 2014, di modo da raggiungere almeno i 5.000 abitanti.

 In realtà, la legge in questione prevede una forma un po' più «progressiva». Invece che passare subito al «matrimonio forzato», essa impone ai comuni una «convivenza forzata» di qualche anno, prima di celebrare il matrimonio. Ossia, impone la così detta «Gestione Associata dei Servizi». Ogni comune continua a mantenere la propria identità, elegge il suo sindaco e il suo Consiglio Comunale, ma il personale, i bilanci, la pianificazione territoriale, il fisco, quasi tutti i servizi insomma devono essere «associati», ossia uguali e condivisi per tutti, togliendo ai singoli comuni sempre più libertà di scelta. L'obiettivo finale è, nei fatti, fondere i piccoli comuni affinché in Italia non ne esistano più con meno di 5.000 abitanti (abolendone all'incirca qualche migliaio).

La legge in questione, in realtà, è ancor più progressiva: non chiede ai comuni di decidere i dettagli dell'operazione tutti subito, ma impone solamente di mettere nero su bianco almeno le «linee guida» entro e non oltre il 31 dicembre 2014.

In pratica, entro questa data i comuni dovevano costruire almeno la scatola vuota, da riempirsi in seguito.

Era dal 2012 che si sapeva tutto ciò. E, a quanto pare, erano mesi che il Comune di Comabbio stava in trattativa con i comuni di Varano, Ternate e Mercallo per fare la «Gestione Associata dei Servizi». Ma dopo quasi due anni, il termine ultimo del 31 dicembre era alle porte e non avevano ancora deciso niente, e men che meno scritto una sola frase.

Improvvisamente, si sono resi conto di quanto i tempi stringessero. Nel giro di qualche giorno hanno buttato giù 8 convenzioni, poi hanno convocato d'urgenza i  rispettivi Consigli Comunali per approvarle, a soli 8 giorni dalla scadenza di legge pur avendo avuto ben 2 anni di tempo. 

E qui arriviamo al 19 dicembre. Riceviamo la convocazione del Consiglio in via «straordinaria», leggiamo le 8 convenzioni e ci domandiamo «Cos'è questa roba?». In 7 mesi nessuno si è degnato di informarci che fossero in corso delle trattative, nessuno ha pensato che un nostro parere sarebbe stato non solo gradito, ma soprattutto doveroso visto che rappresentiamo (con Comabbio in Movimento) i 2/3 dei Comabbiesi. Nessuno ci ha detto che si stava decidendo su questioni che cambieranno moltissimo la vita dei cittadini già a partire dal 2015. Insomma, non siamo stati minimamente presi in considerazione, si è fatto tutto come se non esistessimo. 

Ci siamo, semplicemente, trovati fra le mani quelle 30 pagine che parlavano di un qualcosa di cui non sapevamo niente.

Non solo, ma ci veniva imposto di studiarcele tutte in 4 giorni e di votarle. Viene da chiedersi: ma siamo matti?

Ci siamo comunque riusciti. Abbiamo buttato due giorni di lavoro nello studio di tutte le normative, dei documenti vari, ne abbiamo parlato con gli altri sindaci e coi capigruppo delle opposizioni negli altri comuni. Abbiamo fatto, insomma, gli straordinari.

E abbiamo scoperto una cosa sconcertante. Quei documenti sono sì delle «linee guida», delle scatole vuote dove si decide sostanzialmente nulla. Ma c'è un qualcosa di molto, molto inquietante: tutte le decisioni, tutto il funzionamento della Gestione Associata, tutti i dettagli vengono demandata ad una «Conferenza dei Sindaci». 

Per farla breve. Una volta approvate quelle 8 convenzioni, tutte le decisioni sarebbero prese da 4 persone: i sindaci dei 4 comuni associati. E non si tratta di decisioni leggere: riguardano il fisco, il bilancio, il piano regolatore, il personale, la polizia locale etc. Sono decisioni che stravolgeranno completamente la vita amministrativa e quella dei cittadini. E tutto questo senza più dover chiedere anche solo un parere ai rispettivi Consigli Comunali.

Tutto, insomma, dipenderebbe dalla volontà e dalle capacità di trattativa del nostro sig. Sindaco. Il Consiglio Comunale, che rappresenta il popolo sovrano, non avrebbe più alcuna voce in capitolo. Quelle 4 persone farebbero il bello e il cattivo tempo senza minimamente curarsi del parere dei cittadini.

Facciamo un semplice esempio. In quei documenti viene detto che verrà costituito una sorta di «super-corpo» di Polizia Municipale, cui aderiranno tutti i vigili urbani dei quattro comuni. Va bene... ma come? Secondo quali modalità? Quanto tempo dovrà destinare il nostro agente al servizio fuori dai confini comabbiesi? Chi sarà a capo di questo corpo? Come verrà finanziato? Tutto ciò non lo troviamo nei documenti che ci hanno chiesto di votare in fretta e furia; c'è solo scritto che se ne occuperà non il Consiglio Comunale di ogni singolo paese, ma la «Conferenza dei Sindaci». Ossia si riuniranno i quattro intorno ad un tavolo e cercheranno di trovare un accordo.


Ma siamo davvero sicuri che il nostro sig. Sindaco sarà in grado di difendere gli interessi di Comabbio e dei Comabbiesi a quel tavolo? Siamo sicuri che tutta questa roba non si risolverà in un danno enorme per tutti noi? In effetti, Comabbio è il più piccolo dei quattro comuni, il più carente di servizi, e ci fa alquanto pensare che come comune capofila si sia scelta Ternate che, fra i quattro, è il più ricco e potente.


E ci chiediamo: come poteva il sig. Sindaco, in campagna elettorale, parlare dei presunti vantaggi di tutta questa operazione se ancora non conosceva quali sarebbero state le modalità? E come potrà giustificare tutto ciò ai cittadini senza offrire loro uno straccio di certezza? Tutto, infatti, è ancora indefinito, nebuloso e dannatamente incerto.


C'era un altro modo di assolvere all'obbligo di legge senza generare questo mostro giuridico: decidere tutto prima del 31 dicembre. Bastava sedersi intorno ad un tavolo e stabilire, fin da subito, tutte le clausole, le ripartizioni percentuali, gli obblighi finanziari, le modalità, senza lasciare il tutto nell'indefinito; dopodiché sarebbe bastato sottoporre questi accordi, con largo anticipo, ai Consigli Comunali dei singoli comuni. Si avrebbe avuto anche il tempo materiale per proporre degli emendamenti. In pratica, tutto sarebbe stato deciso non da una singola persona, ma dai cittadini stessi per mezzo del loro rappresentante, il Consiglio Comunale, togliendo dalle mani della «Conferenza dei Sindaci» questa incombenza e limitando fortemente le possibilità discrezionali del sig. Sindaco in nome della democrazia.


Ed invece si sono fatte le cose di corsa e si è preferito «non decidere per il momento». Ma la cosa più grave è che il destino di tutti i Comabbiesi, da oggi, sarà nelle mani del sig. Sindaco: ella dovrà sedersi intorno ad un tavolo e trattare con gli altri 3 sindaci. E di fronte alle pretese di comuni ben più potenti e ricchi come Ternate, Varano o Mercallo, riuscirà a non soccombere? Voi che ne pensate?


Per noi, votare a favore avrebbe significato, difatti, assegnare una delega in bianco al sig. Sindaco, aprirle un credito illimitato di fiducia, lasciare che ella decidesse se dare o meno il colpo di grazia al Comune di Comabbio senza minimamente opporci.

Ma siamo matti?

Come al solito, si è trattato di un totale arbitrio da parte del sig. Sindaco, una grave mancanza di rispetto nei nostri riguardi. Non siamo mai stati informati di quanto si stesse decidendo, non è mai stato richiesto un nostro parere. Se si fossero riuniti per decidere sul Torneo Intercomunale di Scopone senza dire nulla né a noi né ai cittadini, l'avremmo perdonata; ma qui si parla del primo passo verso l'abolizione del Comune di Comabbio! Improvvisamente, ci è stato chiesto di firmare un assegno in bianco con soli 4 giorni di preavviso. Ma siamo matti?

Noi non facciamo alcuna delega in bianco, ci mancherebbe. Piuttosto, avremmo preferito:

A) Essere avvisati almeno qualche mese fa.
B) Averne discusso preventivamente col sig. Sindaco.
C) Che in quelle convenzioni si specificassero da subito tutti i dettagli, invece che demandarli ad un organo extra-consigliare che il Consiglio non può controllare.
D) Che i cittadini siano resi partecipi delle decisioni, invece che doverle sempre e solo subire.

Per questo motivo, per il fatto che non passiamo né concedere deleghe in bianco, né sapere se le 8 convenzioni giovino o meno ai comabbiesi, né decidere su questioni di una simile portata in soli 4 giorni, abbiamo deciso di abbandonare l'aula.

E' l'atto più eclatante che un'opposizione possa compiere. Essa decide non solo di non votare, ma addirittura di non partecipare alla discussione. E' come se dicesse: «Avete deciso tutto voi senza dirci nulla e senza chiederci un parere? Votate voi le vostre stesse decisioni, noi ce ne andiamo!». E' un atto di protesta forte e risoluto, di chi è stato preso fin troppo in giro e non vuole più essere raggirato, di chi, giustamente, inorridisce di fronte ad una conduzione così disastrosa.

Ed è stato così. Al Consiglio Comunale del 23 dicembre 2014, il nostro capogruppo dott. Dario Leoni ha letto la dichiarazione di voto, dopodiché si è alzato e, insieme al dott. Alessandro Crepaldi, si è seduto in mezzo al pubblico.

Speriamo che il messaggio sia arrivato forte e chiaro alle orecchie della Maggioranza. Così non si può andare avanti: o si cambia oppure sarà sempre peggio. Che ci voleva a convocarci qualche mese fa? Che ci voleva a coinvolgere noi che rappresentiamo non uno, non due, ma 237 cittadini comabbiesi? E se proprio doveva fare le cose di fretta, che danno avrebbe arrecato il concederci qualche giorno in più per analizzare la questione e discuterne con calma? 


Così come è stata posta, la vicenda è stata un'aperto spregio del valore democratico dal Consiglio Comunale, un ricatto bell'è buono: si è aspettato l'ultimo minuto pur avendo avuto 2 anni a disposizione, si sono sottoposte al Consiglio 8 bozze con appena 4 giorni di preavviso. Ma sapete qual è il colmo? Che se solo uno dei 4 Consigli Comunali non le avesse approvate, come previsto dalla legge tutti e 4 i comuni sarebbero stati commissariati dal Prefetto. Cioè si è trattato di un ricatto in piena regola e di una forzatura inaccettabile: o approvare quei documenti così com'erano (ossia colmi di aspetti anti-democratici), oppure vedere il proprio Comune commissariato dal Prefetto. 

E tutto questo perché, in 2 anni, non sono riusciti a trovare un accordo e, dopo 722 giorni, si sono ridotti a decidere a 8 dalla scadenza di legge. 

Complimenti.

sabato 20 dicembre 2014

Giovani News n. 3 - 2014



Stamattina abbiamo distribuito, come di consueto, il nuovo numero di Giovani News.


Si tratta di un numero più «leggero», con 4 articoli incentrati principalmente sul Consiglio Comunale che si è celebrato sabato 29 novembre scorso.

Stavolta, rivolgendoci ad una tipografia addirittura di Cagliari, abbiamo speso 70,00 € invece dei consueti 100,00. I 30,00 € risparmiati saranno investiti per ampliare il giornale, aggiungendoci due pagine in più a partire dal prossimo numero, oppure per intensificare il numero di uscite annuali.

venerdì 19 dicembre 2014

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giovedì 18 dicembre 2014

Per TRASPARENZA



Pubblichiamo il verbale del Consiglio Comunale del 29 novembre 2014. 

In esso è contenuto uno scarno riassunto del dibattito che ha riguardato la bocciatura della nostra mozione per la costituzione delle Commissioni Consigliari Permanenti.

In caso di difficoltà nella visualizzazione del documento, la risorsa è disponibile qui.

domenica 7 dicembre 2014

10.370,00 €: Spreco o investimento?




Spulciando i vari documenti comunali, ci siamo imbattuti nella Determinazione n. 63 dell'11/11/2014 (clicca qui), nella quale abbiamo trovato scritto che l'Amministrazione intende investire ben 10.370,00 € per realizzare un parapetto lungo tutto il marciapiede laterale che dall'ingresso delle scuole primarie porta al parcheggio dietro le scuole stesse, dove attualmente c'è anche il parchetto (come si vede nelle foto sopra).

L'opera ha, evidentemente, lo scopo di proteggere principalmente genitori ma soprattutto bambini che, uscendo da scuola, sono costretti a percorrere quel tratto di marciapiede prima di giungere all'automobile posteggiata nel parcheggio dietro le scuole.

TUTTAVIA, noi Giovani Per Comabbio, sei mesi fa, avevamo proposto una soluzione che costava il 90% meno, e l'avevamo prima scritta nel Programma Elettorale (Cap. Infrastrutture e Sicurezza, punto 3, clicca qui), e poi proposta al Consiglio Comunale del 6 giugno 2014 in forma di emendamento alle Linee Programmatiche di Mandato, dove fu bocciata dalla Maggioranza (clicca qui).

Consisteva, semplicemente, nello sfruttare la porta sul retro già esistente, di modo che i bambini uscissero direttamente nel parchetto, in quella che, nella nostra proposta, sarebbe divenuta un'«area sicura», a differenza di quanto succede oggi: i bambini devono uscire su una strada dove passano le automobili, percorrere il marciapiede e giungere al parcheggio, col rischio concreto di essere travolti dalle auto di passaggio. 

Una spiegazione illustrata e dettagliata l'avevamo già data il 12 maggio di quest'anno su questo stesso sito internet, che invitiamo tutti quanti a rileggere (clicca qui).

La nostra proposta comprendeva, anche, di recintare l'area giochi con una siepe, di modo che i bambini potessero giocare liberamente senza che, sfuggendo al controllo dei genitori, andassero sulla strada dove passano le automobili. 

In sostanza, sarebbe bastato fare un passaggio di un paio di metri con delle lastre di pietra, collocare un cancello e impiantare una siepe per risolvere in maniera definitiva il problema «sicurezza» presso le scuole primarie, spendendo sì e no 1.000 o 2.000 €.

Nell'immagina abbiamo segnato di rosso il punto in cui è attualmente collocata l'uscita laterale che oggi funge da uscita di emergenza. Come si vede, basterebbe sfruttarla come uscita principale e creare un passaggio con annesso cancello.

La soluzione scelta dall'Amministrazione, oltre ad essere molto più onerosa della nostra, è anche poco «risolutiva». Infatti, rimarrebbe sempre l'attuale uscita principale che, come si vede dalla foto seguente, è direttamente su di una strada percorsa dalle automobili. Il rischio che i bambini, uscendo, siano travolti dalle auto di passaggio rimane, pur avendo speso 10.370,00 € di soldi pubblici per mettere in sicurezza il marciapiede.
Nell'immagine è evidente il livello di pericolosità dell'attuale uscita principale delle scuole primarie. 

Ci chiediamo come mai l'Amministrazione abbia bocciato la nostra proposta che, per semplicità e modicità di spesa, doveva essere preferibile a qualunque «parapetto» che risolve solo una parte del problema. Se l'Amministrazione avesse ascoltato la nostra voce, avrebbe fatto risparmiare ai contribuenti 8.000 € (la TASI pagata da quasi 70 cittadini), ma soprattutto avrebbe garantito la piena sicurezza dei bambini.