sabato 27 dicembre 2014

QUANDO I NUMERI PARLANO CHIARO


Da giugno si sono celebrati 5 consigli comunali.

In tutto 40 punti all'ordine del giorno, di cui 

34 (85%) proposti dalla Maggioranza
6 (15%) da noi 


Noi abbiamo votato:

8 volte contrari
9 volte astenuti
23 volte a favore.

Cioè:

20% contrari
22,5% astenuti
57,5% a favore.

Sulle proposte presentate dalla Maggioranza (finora 34), così abbiamo votato:

8 volte contrari
9 volte astenuti 
17 volte a favore

Cioè:

23,5% contrari
26,5% astenuti
50% a favore.

Sulle proposte presentate da noi (finora 6), la Maggioranza ha votato così:

0 volte a favore
6 volte contrari

Cioè:

0% a favore
100% contrari.

martedì 23 dicembre 2014

Unione dei Comuni. MA SIAMO MATTI?

Consiglio Comunale «straordinario» del 23 dicembre 2014 
Cosa è successo



Sono passati 7 mesi dall'ultima volta che a Comabbio si è sentito parlare di «Unione dei Comuni». Nessuno, già allora, era riuscito a capire cosa fosse, dato che si tratta di una materia difficile che sembra fatta apposta esclusivamente per tecnici e burocrati. Da quel momento in poi, per sette mesi, non se n'è più saputo nulla. Fino a 4 giorni fa.

Nel pomeriggio del 19 dicembre scopriamo che il sig. Sindaco ha convocato un Consiglio Comunale per il 23 dicembre 2014 alle 20.30, un'adunanza «straordinaria».

Ci siamo subito domandati quale emergenza avesse imposto al sig. Sindaco di convocare un Consiglio «straordinario». Siamo andati a vedere ed ecco la sorpresa: ben 8 convenzioni coi comuni di Ternate, Varano e Mercallo per la Gestione Associata dei Servizi.

Un fulmine a ciel sereno. In 4 giorni avremmo dovuto studiarci una trentina di pagine piene di articoli e codicilli, valutarle e decidere come votare.

Ma cos'è questa «Gestione Associata dei Servizi»? Seguiteci con attenzione perché ciò di cui parleremo cambierà il futuro di tutti nel giro di qualche mese.

Accadde questo. Uno dei tanti governi succedutisi in Italia negli ultimi 5 anni ha varato l'ennesimo smacco per i Comuni italiani. Invece che tagliare le spese laddove sarebbe stato più semplice, lo Stato è andato a battere cassa dalle uniche istituzioni che in Italia funzionino veramente: i Comuni stessi.

In sostanza, lo Stato ha detto ai Comuni: «Voi costate troppo» e ha imposto a quelli con meno di 5.000 abitanti di contrarre un matrimonio forzato. Comunione dei beni in piena regola: bilanci, servizi, personale, tutto avrebbe dovuto diventare «condiviso» e «unito», al fine di raggranellare qualche milione di euro.

La legge che impone tutto ciò risale al 2012. Secondo questa stessa legge, i comuni con meno di 5.000 abitanti avrebbero dovuto unirsi entro e non oltre il 31 dicembre 2014, di modo da raggiungere almeno i 5.000 abitanti.

 In realtà, la legge in questione prevede una forma un po' più «progressiva». Invece che passare subito al «matrimonio forzato», essa impone ai comuni una «convivenza forzata» di qualche anno, prima di celebrare il matrimonio. Ossia, impone la così detta «Gestione Associata dei Servizi». Ogni comune continua a mantenere la propria identità, elegge il suo sindaco e il suo Consiglio Comunale, ma il personale, i bilanci, la pianificazione territoriale, il fisco, quasi tutti i servizi insomma devono essere «associati», ossia uguali e condivisi per tutti, togliendo ai singoli comuni sempre più libertà di scelta. L'obiettivo finale è, nei fatti, fondere i piccoli comuni affinché in Italia non ne esistano più con meno di 5.000 abitanti (abolendone all'incirca qualche migliaio).

La legge in questione, in realtà, è ancor più progressiva: non chiede ai comuni di decidere i dettagli dell'operazione tutti subito, ma impone solamente di mettere nero su bianco almeno le «linee guida» entro e non oltre il 31 dicembre 2014.

In pratica, entro questa data i comuni dovevano costruire almeno la scatola vuota, da riempirsi in seguito.

Era dal 2012 che si sapeva tutto ciò. E, a quanto pare, erano mesi che il Comune di Comabbio stava in trattativa con i comuni di Varano, Ternate e Mercallo per fare la «Gestione Associata dei Servizi». Ma dopo quasi due anni, il termine ultimo del 31 dicembre era alle porte e non avevano ancora deciso niente, e men che meno scritto una sola frase.

Improvvisamente, si sono resi conto di quanto i tempi stringessero. Nel giro di qualche giorno hanno buttato giù 8 convenzioni, poi hanno convocato d'urgenza i  rispettivi Consigli Comunali per approvarle, a soli 8 giorni dalla scadenza di legge pur avendo avuto ben 2 anni di tempo. 

E qui arriviamo al 19 dicembre. Riceviamo la convocazione del Consiglio in via «straordinaria», leggiamo le 8 convenzioni e ci domandiamo «Cos'è questa roba?». In 7 mesi nessuno si è degnato di informarci che fossero in corso delle trattative, nessuno ha pensato che un nostro parere sarebbe stato non solo gradito, ma soprattutto doveroso visto che rappresentiamo (con Comabbio in Movimento) i 2/3 dei Comabbiesi. Nessuno ci ha detto che si stava decidendo su questioni che cambieranno moltissimo la vita dei cittadini già a partire dal 2015. Insomma, non siamo stati minimamente presi in considerazione, si è fatto tutto come se non esistessimo. 

Ci siamo, semplicemente, trovati fra le mani quelle 30 pagine che parlavano di un qualcosa di cui non sapevamo niente.

Non solo, ma ci veniva imposto di studiarcele tutte in 4 giorni e di votarle. Viene da chiedersi: ma siamo matti?

Ci siamo comunque riusciti. Abbiamo buttato due giorni di lavoro nello studio di tutte le normative, dei documenti vari, ne abbiamo parlato con gli altri sindaci e coi capigruppo delle opposizioni negli altri comuni. Abbiamo fatto, insomma, gli straordinari.

E abbiamo scoperto una cosa sconcertante. Quei documenti sono sì delle «linee guida», delle scatole vuote dove si decide sostanzialmente nulla. Ma c'è un qualcosa di molto, molto inquietante: tutte le decisioni, tutto il funzionamento della Gestione Associata, tutti i dettagli vengono demandata ad una «Conferenza dei Sindaci». 

Per farla breve. Una volta approvate quelle 8 convenzioni, tutte le decisioni sarebbero prese da 4 persone: i sindaci dei 4 comuni associati. E non si tratta di decisioni leggere: riguardano il fisco, il bilancio, il piano regolatore, il personale, la polizia locale etc. Sono decisioni che stravolgeranno completamente la vita amministrativa e quella dei cittadini. E tutto questo senza più dover chiedere anche solo un parere ai rispettivi Consigli Comunali.

Tutto, insomma, dipenderebbe dalla volontà e dalle capacità di trattativa del nostro sig. Sindaco. Il Consiglio Comunale, che rappresenta il popolo sovrano, non avrebbe più alcuna voce in capitolo. Quelle 4 persone farebbero il bello e il cattivo tempo senza minimamente curarsi del parere dei cittadini.

Facciamo un semplice esempio. In quei documenti viene detto che verrà costituito una sorta di «super-corpo» di Polizia Municipale, cui aderiranno tutti i vigili urbani dei quattro comuni. Va bene... ma come? Secondo quali modalità? Quanto tempo dovrà destinare il nostro agente al servizio fuori dai confini comabbiesi? Chi sarà a capo di questo corpo? Come verrà finanziato? Tutto ciò non lo troviamo nei documenti che ci hanno chiesto di votare in fretta e furia; c'è solo scritto che se ne occuperà non il Consiglio Comunale di ogni singolo paese, ma la «Conferenza dei Sindaci». Ossia si riuniranno i quattro intorno ad un tavolo e cercheranno di trovare un accordo.


Ma siamo davvero sicuri che il nostro sig. Sindaco sarà in grado di difendere gli interessi di Comabbio e dei Comabbiesi a quel tavolo? Siamo sicuri che tutta questa roba non si risolverà in un danno enorme per tutti noi? In effetti, Comabbio è il più piccolo dei quattro comuni, il più carente di servizi, e ci fa alquanto pensare che come comune capofila si sia scelta Ternate che, fra i quattro, è il più ricco e potente.


E ci chiediamo: come poteva il sig. Sindaco, in campagna elettorale, parlare dei presunti vantaggi di tutta questa operazione se ancora non conosceva quali sarebbero state le modalità? E come potrà giustificare tutto ciò ai cittadini senza offrire loro uno straccio di certezza? Tutto, infatti, è ancora indefinito, nebuloso e dannatamente incerto.


C'era un altro modo di assolvere all'obbligo di legge senza generare questo mostro giuridico: decidere tutto prima del 31 dicembre. Bastava sedersi intorno ad un tavolo e stabilire, fin da subito, tutte le clausole, le ripartizioni percentuali, gli obblighi finanziari, le modalità, senza lasciare il tutto nell'indefinito; dopodiché sarebbe bastato sottoporre questi accordi, con largo anticipo, ai Consigli Comunali dei singoli comuni. Si avrebbe avuto anche il tempo materiale per proporre degli emendamenti. In pratica, tutto sarebbe stato deciso non da una singola persona, ma dai cittadini stessi per mezzo del loro rappresentante, il Consiglio Comunale, togliendo dalle mani della «Conferenza dei Sindaci» questa incombenza e limitando fortemente le possibilità discrezionali del sig. Sindaco in nome della democrazia.


Ed invece si sono fatte le cose di corsa e si è preferito «non decidere per il momento». Ma la cosa più grave è che il destino di tutti i Comabbiesi, da oggi, sarà nelle mani del sig. Sindaco: ella dovrà sedersi intorno ad un tavolo e trattare con gli altri 3 sindaci. E di fronte alle pretese di comuni ben più potenti e ricchi come Ternate, Varano o Mercallo, riuscirà a non soccombere? Voi che ne pensate?


Per noi, votare a favore avrebbe significato, difatti, assegnare una delega in bianco al sig. Sindaco, aprirle un credito illimitato di fiducia, lasciare che ella decidesse se dare o meno il colpo di grazia al Comune di Comabbio senza minimamente opporci.

Ma siamo matti?

Come al solito, si è trattato di un totale arbitrio da parte del sig. Sindaco, una grave mancanza di rispetto nei nostri riguardi. Non siamo mai stati informati di quanto si stesse decidendo, non è mai stato richiesto un nostro parere. Se si fossero riuniti per decidere sul Torneo Intercomunale di Scopone senza dire nulla né a noi né ai cittadini, l'avremmo perdonata; ma qui si parla del primo passo verso l'abolizione del Comune di Comabbio! Improvvisamente, ci è stato chiesto di firmare un assegno in bianco con soli 4 giorni di preavviso. Ma siamo matti?

Noi non facciamo alcuna delega in bianco, ci mancherebbe. Piuttosto, avremmo preferito:

A) Essere avvisati almeno qualche mese fa.
B) Averne discusso preventivamente col sig. Sindaco.
C) Che in quelle convenzioni si specificassero da subito tutti i dettagli, invece che demandarli ad un organo extra-consigliare che il Consiglio non può controllare.
D) Che i cittadini siano resi partecipi delle decisioni, invece che doverle sempre e solo subire.

Per questo motivo, per il fatto che non passiamo né concedere deleghe in bianco, né sapere se le 8 convenzioni giovino o meno ai comabbiesi, né decidere su questioni di una simile portata in soli 4 giorni, abbiamo deciso di abbandonare l'aula.

E' l'atto più eclatante che un'opposizione possa compiere. Essa decide non solo di non votare, ma addirittura di non partecipare alla discussione. E' come se dicesse: «Avete deciso tutto voi senza dirci nulla e senza chiederci un parere? Votate voi le vostre stesse decisioni, noi ce ne andiamo!». E' un atto di protesta forte e risoluto, di chi è stato preso fin troppo in giro e non vuole più essere raggirato, di chi, giustamente, inorridisce di fronte ad una conduzione così disastrosa.

Ed è stato così. Al Consiglio Comunale del 23 dicembre 2014, il nostro capogruppo dott. Dario Leoni ha letto la dichiarazione di voto, dopodiché si è alzato e, insieme al dott. Alessandro Crepaldi, si è seduto in mezzo al pubblico.

Speriamo che il messaggio sia arrivato forte e chiaro alle orecchie della Maggioranza. Così non si può andare avanti: o si cambia oppure sarà sempre peggio. Che ci voleva a convocarci qualche mese fa? Che ci voleva a coinvolgere noi che rappresentiamo non uno, non due, ma 237 cittadini comabbiesi? E se proprio doveva fare le cose di fretta, che danno avrebbe arrecato il concederci qualche giorno in più per analizzare la questione e discuterne con calma? 


Così come è stata posta, la vicenda è stata un'aperto spregio del valore democratico dal Consiglio Comunale, un ricatto bell'è buono: si è aspettato l'ultimo minuto pur avendo avuto 2 anni a disposizione, si sono sottoposte al Consiglio 8 bozze con appena 4 giorni di preavviso. Ma sapete qual è il colmo? Che se solo uno dei 4 Consigli Comunali non le avesse approvate, come previsto dalla legge tutti e 4 i comuni sarebbero stati commissariati dal Prefetto. Cioè si è trattato di un ricatto in piena regola e di una forzatura inaccettabile: o approvare quei documenti così com'erano (ossia colmi di aspetti anti-democratici), oppure vedere il proprio Comune commissariato dal Prefetto. 

E tutto questo perché, in 2 anni, non sono riusciti a trovare un accordo e, dopo 722 giorni, si sono ridotti a decidere a 8 dalla scadenza di legge. 

Complimenti.

sabato 20 dicembre 2014

Giovani News n. 3 - 2014



Stamattina abbiamo distribuito, come di consueto, il nuovo numero di Giovani News.


Si tratta di un numero più «leggero», con 4 articoli incentrati principalmente sul Consiglio Comunale che si è celebrato sabato 29 novembre scorso.

Stavolta, rivolgendoci ad una tipografia addirittura di Cagliari, abbiamo speso 70,00 € invece dei consueti 100,00. I 30,00 € risparmiati saranno investiti per ampliare il giornale, aggiungendoci due pagine in più a partire dal prossimo numero, oppure per intensificare il numero di uscite annuali.

venerdì 19 dicembre 2014

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giovedì 18 dicembre 2014

Per TRASPARENZA



Pubblichiamo il verbale del Consiglio Comunale del 29 novembre 2014. 

In esso è contenuto uno scarno riassunto del dibattito che ha riguardato la bocciatura della nostra mozione per la costituzione delle Commissioni Consigliari Permanenti.

In caso di difficoltà nella visualizzazione del documento, la risorsa è disponibile qui.

domenica 7 dicembre 2014

10.370,00 €: Spreco o investimento?




Spulciando i vari documenti comunali, ci siamo imbattuti nella Determinazione n. 63 dell'11/11/2014 (clicca qui), nella quale abbiamo trovato scritto che l'Amministrazione intende investire ben 10.370,00 € per realizzare un parapetto lungo tutto il marciapiede laterale che dall'ingresso delle scuole primarie porta al parcheggio dietro le scuole stesse, dove attualmente c'è anche il parchetto (come si vede nelle foto sopra).

L'opera ha, evidentemente, lo scopo di proteggere principalmente genitori ma soprattutto bambini che, uscendo da scuola, sono costretti a percorrere quel tratto di marciapiede prima di giungere all'automobile posteggiata nel parcheggio dietro le scuole.

TUTTAVIA, noi Giovani Per Comabbio, sei mesi fa, avevamo proposto una soluzione che costava il 90% meno, e l'avevamo prima scritta nel Programma Elettorale (Cap. Infrastrutture e Sicurezza, punto 3, clicca qui), e poi proposta al Consiglio Comunale del 6 giugno 2014 in forma di emendamento alle Linee Programmatiche di Mandato, dove fu bocciata dalla Maggioranza (clicca qui).

Consisteva, semplicemente, nello sfruttare la porta sul retro già esistente, di modo che i bambini uscissero direttamente nel parchetto, in quella che, nella nostra proposta, sarebbe divenuta un'«area sicura», a differenza di quanto succede oggi: i bambini devono uscire su una strada dove passano le automobili, percorrere il marciapiede e giungere al parcheggio, col rischio concreto di essere travolti dalle auto di passaggio. 

Una spiegazione illustrata e dettagliata l'avevamo già data il 12 maggio di quest'anno su questo stesso sito internet, che invitiamo tutti quanti a rileggere (clicca qui).

La nostra proposta comprendeva, anche, di recintare l'area giochi con una siepe, di modo che i bambini potessero giocare liberamente senza che, sfuggendo al controllo dei genitori, andassero sulla strada dove passano le automobili. 

In sostanza, sarebbe bastato fare un passaggio di un paio di metri con delle lastre di pietra, collocare un cancello e impiantare una siepe per risolvere in maniera definitiva il problema «sicurezza» presso le scuole primarie, spendendo sì e no 1.000 o 2.000 €.

Nell'immagina abbiamo segnato di rosso il punto in cui è attualmente collocata l'uscita laterale che oggi funge da uscita di emergenza. Come si vede, basterebbe sfruttarla come uscita principale e creare un passaggio con annesso cancello.

La soluzione scelta dall'Amministrazione, oltre ad essere molto più onerosa della nostra, è anche poco «risolutiva». Infatti, rimarrebbe sempre l'attuale uscita principale che, come si vede dalla foto seguente, è direttamente su di una strada percorsa dalle automobili. Il rischio che i bambini, uscendo, siano travolti dalle auto di passaggio rimane, pur avendo speso 10.370,00 € di soldi pubblici per mettere in sicurezza il marciapiede.
Nell'immagine è evidente il livello di pericolosità dell'attuale uscita principale delle scuole primarie. 

Ci chiediamo come mai l'Amministrazione abbia bocciato la nostra proposta che, per semplicità e modicità di spesa, doveva essere preferibile a qualunque «parapetto» che risolve solo una parte del problema. Se l'Amministrazione avesse ascoltato la nostra voce, avrebbe fatto risparmiare ai contribuenti 8.000 € (la TASI pagata da quasi 70 cittadini), ma soprattutto avrebbe garantito la piena sicurezza dei bambini. 

lunedì 1 dicembre 2014

Consiglio a «TARALLUCCI e VINO»




Mezzogiorno di fuoco in Consiglio Comunale.
BOCCIATE le COMMISSIONI: ecco le giustificazioni.


Il grande pubblico presente sabato alle 12.00 del mattino.

Il dibattito che ha riguardato la nostra mozione per la costituzione delle Commissioni Consigliari Permanenti non è stato verbalizzato. Com'è noto, contravvenendo al Regolamento, a Comabbio non si fanno riassunti dei dibattiti (clicca qui).

Perciò abbiamo deciso di farlo noi, per mostrare ai cittadini quali giustificazioni siano state date alla bocciatura della nostra mozione (per ulteriori dettagli clicca qui). 
Giudichino loro.

*   *   *

Per prima cosa, il dott. Alessandro Crepaldi ha chiesto al sig. Sindaco di leggere il testo della mozione, dopodiché ha illustrato ai presenti quali vantaggi (in termini di «partecipazione» e di «collaborazione» fra Maggioranza ed Opposizione) si trarrebbero dall'istituzione delle Commissioni.

A quel punto ha preso la parola il dott. Elena Palazzi, assessore, per dire sostanzialmente la stessa cosa che ci era stata scritta nella lettera del 4 novembre 2014 (clicca qui): «Visti i grandi cambiamenti in arrivo, non ci pare giusto caricarci di ulteriore burocrazia».

Il dott. Alessandro Crepaldi ha risposto: «Per prima cosa il 'carico burocratico' sarebbe limitato ai soli verbali (due paginette da scrivere ogni volta), per secondo è proprio perché sono in arrivo questi presunti 'cambiamenti' che si manifesta la necessità di discuterne insieme in un luogo istituzionalmente riconosciuto».

Da quel momento in poi il dibattito si è concentrato sul seguente punto: i membri della Maggioranza sostenevano la non necessità delle Commissioni perché, a detta loro, si poteva fare la stessa cosa in un ambito più «informale». 

Il dott. Dario Leoni ha fatto notare una cosa molto semplice: discutere delle questioni attinenti all'Amministrazione Comunale al bar («a tarallucci e vino») è ben differente che parlarne in una Commissione Consigliare Permanente. Prima di tutto le Commissioni sono ATTI PUBBLICI con un verbale che può essere letto da chiunque e che lascia traccia dei temi trattati (il che è decisamente più trasparente di un incontro al bar). In secondo luogo, se il Regolamento prevede esplicitamente che l'unica strada sia istituire le Commissioni, perché non applicare semplicemente il Regolamento stesso? Per non dover redigere un verbale di un paio di paginette ogni volta?

La spiegazione è molto semplice: con le Commissioni Consigliari Permanenti la Maggioranza sarebbe obbligata a collaborare con l'Opposizione. 
Viceversa, con la vaga promessa di una collaborazione informale (al bar a «tarallucci e vino») non avrebbe alcun obbligo di collaborare con le Opposizioni, e quindi (dopo averci dato il «contentino» di un incontro al bar) proseguirebbe con lo stesso andazzo di sempre. 
Permetteteci di dire che non siamo nati ieri e che fidarsi è bene, non fidarsi è meglio. Preferiamo la garanzia di una collaborazione onesta e fattiva ad una vaga promessa verbale.


A quel punto, il dott. Crepaldi ha fatto notare ai presenti che le Commissioni sono un «metodo di lavoro». I «tarallucci e vino», i caffè in compagnia, le chiacchierate informali sono il metodo di lavoro adottato sinora e che noi abbiamo sempre osteggiato. Se esiste un Regolamento che prevedere che per discutere dei problemi si debbano istituire le Commissioni Permanenti, perché fregarsene e optare per incontri «informali»? Si applichi il Regolamento e basta, fine del discorso. Anche a costo di dover compilare (addirittura) 2 fogli di verbale in più.

In fin dei conti, l'Amministrazione è una cosa seria. Non la si può ridurre ad una questione da sviscerare in ambiti «informali». Le Commissioni sono state previste da chi ha scritto il Regolamento proprio perché ogni cosa che riguarda l'Amministrazione deve essere inserita in un ambito istituzionalmente riconosciuto, deve essere verbalizzata e deve essere più trasparente possibile. 

Ciò che ci è stato proposto è inaccettabile. E' inaccettabile discutere del Bilancio Comunale al bar! Al bar ci andiamo per parlare di altre cose di ben minore importanza, mica per discutere di Bilancio, infrastrutture pubbliche, sociale, cultura, regolamenti etc.!

E anche se il luogo designato non fosse il bar ma un ufficio del Palazzo Municipale, sarebbe comunque una stanza chiusa e senza un pezzo di carta che dimostri di cosa si sia parlato. Sarebbe una forma non prevista da alcun Regolamento, un qualcosa che ha molto in comune con gli «inciuci» che vengono fatti nel corridoio nel Parlamento, lontano da telecamere, giornalisti e stenografi. Un qualcosa che ricorda un «Patto del Nazareno» in formato comabbiese.

Noi desideriamo la massima trasparenza, vogliamo che i cittadini dicano «Possiamo conoscere tutto quel che fanno i Giovani». Dopo un incontro privato nell'ufficio del sig. Sindaco, quale relazione faremmo ai cittadini dell'incontro avuto? «Siamo andati dal Sindaco a parlare di questo e quest'altro, ci ha risposto questo e quest'altro, abbiamo trovato questo e quest'altro accordo». E come potranno i cittadini crederci sulla parola? Vogliamo che tutto ciò sia fatto alla luce del giorno, che l'incontro sia pubblico, verbalizzato e disciplinato da un preciso Regolamento.

Ma, nonostante le nostre ragioni e oltre mezzora di dibattito, la Maggioranza ha votato contro, sostenendo di prediligere incontri «informali».

Riassumendo. Le ragioni della bocciatura, stando a quanto dichiarato dai membri della Maggioranza, sono due: il «carico burocratico» di ben due pagine (!) di verbale da scrivere ad ogni seduta della Commissione (sì e no una o due volte al mese), e il fatto che lo stesso risultato lo si potrebbe ottenere in modo «informale» e senza pubblicizzare gli incontri, affinché la cosa non sia (citiamo testualmente) un «imbrigliarsi in una rigidità di forma». Insomma, è solo una mera questione di forma, stando a quanto dichiarato dai membri della Maggioranza.


Al momento della votazione, il consigliere geom. Ruggero Zampollo (appartenente alla Maggioranza), in apparente dissenso con i suoi compagni di lista, si è astenuto mentre tutti i suoi colleghi votavano la bocciatura della nostra mozione. 





LE FRASI «CLOU»

dott. Dario Leoni: «Se io mi recassi al bar per discutere con i membri della Maggioranza lo farei da privato cittadino; se invece lo facessi in una Commissione lo farei da Consigliere Comunale. Ad ogni cosa bisogna dare la giusta importanza e la giusta considerazione. Discuterne al bar sarebbe come svilire l'importanza del mio ruolo di Consigliere Comunale». 

Risposta del Sig. Sindaco«Un Consigliere ha per noi la stessa considerazione di un privato cittadino». Viste le recenti prove di «considerazione» avute dall'Amministrazione nei confronti di alcuni privati cittadini, dobbiamo preoccuparci della considerazione che il sig. Sindaco ha di noi...

Sig. Sindaco: «Faccio un inciso: in 6 mesi non ho mai ricevuto una proposta scritta da parte dell'Opposizione».

Risposta del dott. Dario Leoni: «Nessuna proposta? Ma se dieci giorni dopo le elezioni, al Consiglio Comunale del 6 giugno, la prima cosa che abbiamo fatto è stata presentare ben 5 emendamenti alle Linee Programmatiche di Mandato, tutti e 5 bocciati!». Gli stessi nostri lettori conoscono bene lo sterminato numero di proposte che su questo sito abbiamo pubblicato negli ultimi 7 mesi.