sabato 7 febbraio 2015

Oh mia bella MADUNINA...




Pochi giorni fa qualcuno ha istallato due telecamere a circuito chiuso sul muro della cappella della «Madonnina». Qualcuno che, con ogni probabilità, non sapeva di avere a che fare con un monumento storico risalente al 1574, almeno, nonché con un edificio di culto caro a moltissimi comabbiesi, testimone della pia devozione popolare per la Madonna del Rosario.

Quel qualcuno, stando ai documenti, è l'Amministrazione Comunale di Comabbio. 

Di tutti i supporti che si potevano trovare all'occorrenza (non da ultimo un bel palo d'acciaio conficcato nel terreno) proprio una cappella rurale del XVI secolo.

Tale edificio storico è sopravvissuto per quasi 5 secoli totalmente integro. Ma negli ultimi anni ha cominciato ad accusare i primi segni di decadenza.


L'enorme piantone che lo affianca, divenuto oramai di proporzioni abnormi, ne sta minando la stabilità. Le radici, infatti, si sono infilate al di sotto della struttura e la stanno gradualmente danneggiando.

Sui muri perimetrali corrono cavi della luce e sono stati posizionati i contatori elettrici.


Qualcuno, in passato, ne proponeva addirittura l'abbattimento per allargare la strada.

Già la nostra «Madonnina», dunque, è sufficientemente a rischio; se si può evitare, per lo meno, di utilizzarla come palo della luce ne saremmo grati. 

Per questo motivo abbiamo presentato una mozione, da votarsi al prossimo Consiglio Comunale, per chiedere la rimozione delle telecamere lì istallate e la loro collocazione su di un altro supporto.


C'è un altro motivo che ci ha spinto a presentare una simile mozione: le telecamere lì collocate sono troppo basse rispetto al livello della strada e, con grande facilità, potrebbero essere danneggiate da vandali o malintenzionati. Vista, poi, l'enorme spesa effettuata dal Comune per la loro collocazione (44.652,00 €), preferiremmo che siano collocate in una posizione più difficilmente raggiungibile.







STORIA DELLA MADONNINA


Alla metà del 1500 la cappella della Madonnina fa la sua prima comparsa nei documenti storici. All'epoca era dedicata a San Macario, un santo benedettino protettore del raccolto e degli agricoltori, ed era una delle 3 cappelle presenti a Comabbio: San Bernardo (in via ai Prati, culto cistercense, oggi scomparsa), San Rocco (abbattuta e poi ricostruita) e San Macario, per l'appunto. 

La prima citazione la si rinviene nella visita pastorale di San Carlo Borromeo, che venne a Comabbio il 20 luglio 1574. Il santo arcivescovo la descrisse minuziosamente. In seguito le citazioni si fanno sempre più frequenti, fino al 1748, anno in cui se ne perde momentaneamente traccia.

Nel 1858, nel Cessato Catasto Lombardo, ricompare come «Cappella della Madonna del Rosario». C'è una leggenda popolare a giustificazione di questo cambio di dedicazione, qui riproposta:

All'inizio del XIX secolo si verificò una imponente invasione di lupi nei boschi intorno a Comabbio. Una di queste bestie, una notte, si introdusse in una casa e rapì dalla culla un neonato. La madre, disperata, invocò l'aiuto della Madonna e, poco dopo, il lupo ridiscese dai boschi e depositò il neonato nei pressi della cappella di San Macario. In onore di questo fatto miracoloso, i Comabbiesi cambiarono la dedicazione in «Cappella della Madonna del Rosario».


Di recente è stato rinvenuto un diploma di Napoleone Bonaparte, all'epoca già imperatore, che istituiva la caccia al lupo nei boschi intorno a Comabbio, datato 1805. Una singolare coincidenza.